"Non farcela è ok!"

Il bello di essere mamme “imperfette” secondo Francesca Fiore e Sarah Malnerich del fenomeno Mammadimerda.

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Caustiche, intelligenti, brillanti: bastano poche parole con Francesca e Sarah per rendersi conto dei motivi del successo del blog Mammadimerda che, da anni, racconta l’esperienza genitoriale allontanandosi dagli stereotipi della madre “perfetta”. Dal blog sono passate a Facebook e Instagram, riscuotendo un successo straordinario.


E per questo le abbiamo intervistate.

Com’è nato il progetto Mammadimerda?

Nasce nel 2016. Non ci ritrovavamo con la rappresentazione della maternità veicolata dai social, dove mamme influencer perfette ci restituivano un senso di inadeguatezza, e un enorme carico di senso di colpa. Ma quella perfezione è solo una piccola parte della giornata di una mamma. Per questo abbiamo pensato: ora vi raccontiamo le restanti 23 ore. Il blog è diventato virale perché mancava una narrazione che facesse sentire le donne adeguate, riconosciute, che affermasse “siamo tutte sulla stessa barca”. La community è cresciuta naturalmente, la risposta più spesso è stata: grazie, ora non mi sento più sola.

Come descrivereste la vostra “filosofia” di mamme imperfette?

È l’accettazione del proprio limite strutturale, contro tutta questa retorica della performance e la maternità intesa come sacrificio estremo. Vogliamo dire alle mamme: guarda, arriva fin dove puoi e va bene lo stesso, arrivare in burnout non aiuta nessuno. La nostra filosofia abbraccia le naturali caratteristiche di ognuna, ad esempio se prima eri disordinata resti disordinata, e in questo non c’è nulla di sbagliato. Bisogna abbracciare l’inadeguatezza, che fa parte di noi ma non ci definisce totalmente come persone.

Secondo voi, nonostante il successo del vostro progetto, perché alle madri non è permesso esprimere sentimenti negativi?

La paura del giudizio. Tu sei la prima giudice di te stessa e hai paura del giudizio di tutti. Spesso le persone quando vedono una madre tendono a dirle “goditeli questi momenti”, quasi viene costretta a sentirsi felice a prescindere. Per questo, ci difendiamo fingendo di stare bene. Le donne e le madri sentono tantissimo questo peso, perché siamo cresciute dando sempre molta importanza al giudizio esterno. È un tema che incide tanto sul nostro benessere, e la matrice è patriarcale. Ci hanno portato a interiorizzare questi modelli di perfezione della madre accudente e perfetta.

Per voi è possibile una forma di “sorellanza” tra donne/mamme?

A volte, le donne sono le peggiori nemiche di loro stesse. Proprio per colpa di questa continua competizione a chi è la più "perfetta” per aderire ad un modello irreale, sicuramente non inventato dalle donne per le donne, mentre dovremmo fare rete ed essere consapevoli della nostra forza, che nasce anche dalle "imperfezioni". Non siamo abituate a farlo, perché in un mondo dove il margine di azione per le donne è sempre stato esiguo, ha più comodo fare in modo che ci si schierasse le une contro le altre per guadagnarsi un proprio spazio piuttosto che allearsi e allargarlo per tutte. Dobbiamo imparare a esercitare il grande potere della sorellanza e noi con il nostro progetto proviamo a scardinare questo concetto di competitività "tossica".

Il vostro progetto ha richiamato anche l’attenzione dei “papà imperfetti”?

Abbiamo molti uomini che ci scrivono e ci dicono cose importanti. È difficile comunicare perché spesso la società porta avanti un modello di mascolinità tossica dove vieni considerato “meno” come uomo se vuoi partecipare al percorso di maternità, perché secondo loro l’accudimento è solo della donna.

L’unico modo è farsi sentire, fare figli è anche un gesto “eroico” e per questo i genitori dovrebbero essere valorizzati con aiuti adeguati.

Un consiglio che dareste alle donne che si apprestano a diventare mamme?

Vivere la maternità in modo rilassato, e non rincorrere modelli irreali.

E soprattutto: condividete il più possibile, tirate il freno quando siete esauste, arrivate dove si può e imparate a chiedere aiuto nel modo giusto. Rivendicate il vostro ruolo e il diritto di non farcela.

Siete persone, e a volte non farcela è ok!