Lallazione: cos’è, a quanti mesi inizia e come stimolarla

La lallazione è una delle tappe più importanti nello sviluppo di un neonato, il ponte che collega i primi vocalizzi alle parole vere e proprie.

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Quando un neonato emette i suoi primi "ma-ma-ma" o "pa-pa-pa", l'emozione in un genitore è palpabile. Spesso interpretate come le prime, attesissime parole, queste sequenze di sillabe sono le prime lallazioni. Lungi dall'essere un balbettio casuale, la lallazione del neonato è il primo, vero tentativo di comunicazione verbale, una tappa cruciale e universale dello sviluppo del linguaggio


Conoscere a quanti mesi inizia la lallazione, come si evolve, come stimolarla correttamente e cosa fare in caso di ritardo aiuta a vivere con maggiore consapevolezza questa fase tanto affascinante quanto intensa.

Che cos'è la lallazione?

La lallazione è una vera e propria "palestra" in cui il bambino allena labbra, lingua e corde vocali, gettando le fondamenta neuro-motorie per ogni singola parola che pronuncerà in futuro. Questo fenomeno, il cui nome deriva dal latino lallatio ("canterellare una ninnananna"), non è solo un esercizio fisico, ma un complesso processo cognitivo e sociale che segna l'inizio del viaggio di un bambino nel mondo della comunicazione.

A quanti mesi inizia la lallazione?

La domanda più comune tra i neogenitori è "a quanti mesi inizia la lallazione?". Sebbene ogni bambino segua un percorso unico, è possibile tracciare una mappa evolutiva che aiuta a comprendere questo affascinante processo. Lo sviluppo non è improvviso, ma un continuum che inizia ben prima delle sillabe riconoscibili.


0-3 mesi: i suoni pre-linguistici

Nei primissimi mesi, la comunicazione è legata a funzioni vitali e riflessi. Il pianto è il primo e principale strumento comunicativo, che i genitori imparano presto a decifrare per distinguere fame, sonno o disagio. Ma tra il primo e il terzo mese, emerge una nuova abilità: i vocalizzi. Si tratta di suoni piacevoli, simili a vocali prolungate come "aaah" e "ooooh", spesso prodotti durante le interazioni faccia a faccia. Questa non è più una reazione involontaria, ma un primo passo verso la scoperta della propria voce come strumento di connessione.



4-6 mesi: la lallazione canonica

Intorno ai 4-6 mesi, si entra nel cuore del fenomeno con la lallazione canonica. Questa fase è inconfondibile: il bambino inizia a ripetere in serie sillabe semplici e identiche, composte da una consonante (principalmente, /m/, /p/, /b/, /t/, /d/) e una vocale (perlopiù la “a”). Gli esempi più classici sono "ma-ma-ma", "pa-pa-pa" e "ba-ba-ba". 

La scelta di questi suoni non è casuale: le consonanti /m/, /p/, /b/ sono bilabiali, ovvero prodotte chiudendo le labbra, un movimento motorio semplice e ben visibile. Vengono spesso abbinate alla vocale /a/, che richiede solo un'apertura neutra della bocca. È fondamentale capire che, in questa fase, "ma-ma-ma" non significa ancora "mamma". Si tratta di un allenamento motorio, un gioco di auto-stimolazione in cui il bambino gioisce del feedback uditivo dei suoni che lui stesso produce.



7-10 mesi: la lallazione variata

La lallazione evolve e diventa più complessa e musicale. In questa fase, definita lallazione variata, il bambino inizia a combinare sillabe diverse in sequenze più lunghe e melodiche, come "ba-da-ma" o "ma-pa-ta". Questo passaggio segna uno sviluppo cognitivo cruciale. Il bambino non sta più solo ripetendo un pattern motorio, ma ascolta attivamente e inizia a imitare il ritmo e l'intonazione della lingua parlata dagli adulti intorno a lui. Il suo "discorso" inizia a suonare come una vera conversazione, con toni ascendenti e discendenti, anche se privo di parole reali. Questo fenomeno, noto come "deriva linguistica", dimostra che il cervello del bambino sta già compiendo una sofisticata analisi dei suoni del proprio ambiente linguistico, specializzandosi per la sua lingua madre.



10-12 mesi: verso le prime parole

Verso la fine del primo anno, la lallazione si fonde con una chiara intenzione comunicativa. Il bambino produce lunghe stringhe di sillabe variegate e con una ricca intonazione: è il cosiddetto gergo. La novità fondamentale è che ora questi suoni sono usati per uno scopo: attirare l'attenzione, fare una richiesta, commentare qualcosa. Questa intenzione è resa inequivocabile dall'associazione della lallazione con i gesti, in particolare l'indicare, una pietra miliare dello sviluppo cognitivo. Un dito puntato verso un oggetto accompagnato da un sonoro "ba-da!" è una comunicazione complessa e intenzionale. Questa fase è il ponte diretto verso le prime parole, che spesso emergono proprio dalle sillabe più esercitate durante la lallazione.

Come stimolare la lallazione?

Se la lallazione è un processo innato, la sua ricchezza e la sua evoluzione sono fortemente influenzate dall'ambiente. Per questo, i genitori non sono spettatori passivi di questo percorso, ma compagni attivi nelle conversazioni. 

Ecco le principali tipologie di interazioni linguistiche da integrare nella routine quotidiana:


  • Parla, parla, parla: narrare le azioni quotidiane ("Adesso mettiamo la pappa nel piatto", "Senti com'è morbido l'asciugamano") crea un flusso costante di suoni, parole e connessioni. Parlare con un tono di voce più acuto, un ritmo più lento e un'intonazione esagerata non è un vezzo, ma una modalità di comunicazione scientificamente provata per catturare l'attenzione del neonato e rendere i pattern linguistici più chiari.
  • Rispondi e "conversa": rispondere ai suoi vocalizzi come se fossero parte di una vera conversazione insegna il ritmo fondamentale del dialogo: il turno. Imitare i suoi suoni valida il suo tentativo comunicativo e lo incoraggia a continuare.
  • Leggi ad alta voce: anche se un bambino di pochi mesi non comprende la storia, la lettura ad alta voce lo espone alla cadenza, al ritmo e alla melodia del linguaggio strutturato. È un'abitudine che crea un potente rituale di legame affettivo e stimolazione linguistica.
  • Canta canzoni e filastrocche: La musicalità, la ripetizione e il ritmo di canzoni e filastrocche sono strumenti potentissimi per la memorizzazione dei suoni e dei modelli linguistici. I suoni onomatopeici (i versi degli animali, i rumori dei mezzi) sono particolarmente efficaci perché divertenti e foneticamente più semplici da produrre ("brum brum" è più facile di "macchina").

Lallazione: quando preoccuparsi e cosa osservare

È fondamentale ribadire che ogni bambino ha i suoi tempi e che le tappe di sviluppo sono indicative. Piccole variazioni sono assolutamente normali e non devono generare ansia. Tuttavia, esistono alcuni "campanelli d'allarme" che, se osservati con costanza, meritano un approfondimento con il pediatra. Questi segnali non sono diagnosi, ma indicatori che suggeriscono la necessità di un'osservazione più attenta.


L'assenza di lallazione, infatti, è raramente un problema isolato. È più spesso un sintomo che può indicare una difficoltà in un sistema correlato, come quello uditivo o quello socio-comunicativo. Un bambino "silenzioso" non è solo una questione di temperamento; è un segnale clinico che richiede di indagare perché è silenzioso, spostando l'attenzione dalla semplice produzione di suoni a una valutazione completa del suo sviluppo. È utile monitorare i seguenti aspetti:



  • Assenza di lallazione canonica: se intorno ai 7-8 mesi (con una certa flessibilità fino ai 10 mesi) il bambino non produce ancora nessuna sillaba ripetuta (nessun "ma-ma-ma" o "ba-ba-ba"), è il segnale più importante da discutere con il medico.
  • Scarsa interazione e risposta ai suoni: se il bambino non cerca il contatto visivo, non sorride in risposta agli altri, non si volta quando viene chiamato per nome o non sembra interessato alla voce dei genitori, è un segnale importante. 
  • Perdita di abilità (regressione): se un bambino smette improvvisamente di produrre suoni o sillabe che prima faceva regolarmente, è un segnale che richiede un consulto pediatrico tempestivo.

In presenza di questi segnali, il primo passo è sempre parlarne con il proprio pediatra. Sarà lui a valutare lo sviluppo globale del bambino e, se necessario, a raccomandare ulteriori accertamenti, come un controllo dell'udito. Osservare con attenzione e agire tempestivamente, senza allarmismi, è il modo migliore per sostenere il viaggio del vostro bambino verso le parole.